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    13/01/2014

     

    Una conferenza del presidente Luciano Buongiorno ha fatto scoprire un episodio di grande coraggio della Seconda guerra mondiale

    "Radio Caterina" è un episodio ingiustamente poco noto della 2a Guerra Mondiale, in cui rifulgono la genialità della nostra gente e alcune caratteristiche del nostro temperamento: il coraggio, il non arrendersi mai davanti alle costrizioni, l'altruismo, l'eccezionale capacità d'improvvisazione e di adattamento.
    Il presidente Luciano Buongiorno ha presentato ai soci del Club, durante la conviviale all'Agriturismo della famiglia Mati a Pistoia, un'interessante conferenza, facendo scoprire ai soci questa eccezionale vicenda.
    Un pugno di nostri soldati, prigionieri nel lager tedesco di Sandbostel, violò sistematicamente il divieto assoluto di comunicare col mondo esterno, creando una radio ricevente, che fu chiamata "Caterina"; utilizzarono una valvola contrabbandata nel campo nel doppio fondo costruito ad arte di una borraccia e per il resto ricorsero a materiale di fortuna, il cui elenco sbalordisce e commuove al tempo stesso: condensatori variabili costruiti con lamiera di scatolette e pezzi di celluloide dei portatessere; condensatori fissi fabbricati con stagnola e cartine di sigarette; resistenza fissa ricavata dall'involucro di carta della margarina, sporcata con la grafite di una matita; la cuffia era in realtà un pezzo di barattolo di Nescafè completato con un pezzo di cartone e due magnetini rubati con rischio della vita dalla dinamo della bicicletta di un soldato tedesco, mentre altri soldati lo distraevano e facevano cortina al "ladro". Un portasapone da barba e un po' di filo di rame avvolto intorno a un cilindretto di cartone formavano infine il "gruppo bobine antenna".
    L'antenna era in realtà il corpo stesso dell'operatore: teneva il filo dell'antenna in bocca e ne modulava il funzionamento avvicinando o allontanando un piede da una zona bagnata del pavimento.
    La radio veniva montata esclusivamente al momento dell'uso, di notte, per ricevere Radio Londra, e smontata subito dopo: si "disintegrava" così in tanti piccoli oggetti dall'aria innocua e rassicurate, che vennero visti e ignorati innumerevoli volte durante le perquisizioni della Gestapo: la cuffia diventava una specie di porta-tutto, i frammenti di fili venivano stesi fra branda e muro per stenderci qualcosa ad asciugare, la valvola scompariva nella borraccia ecc.
    Gli uomini della Gestapo compresero presto che nelle baracche c'erano uomini troppo informati, e per evitare l'uso della radio di cui supponevano l'esistenza ma che non riuscivano a trovare, tolsero la corrente elettrica alle baracche.
    I nostri uomini non si persero d'animo e costruirono una pila di Volta: 20 monetine di rame, 20 dischetti di panno tagliati da una coperta, 20 dischetti di zinco ricavati da un frammento del rivestimento di un lavatoio del lager; chiesero inoltre ai prigionieri francesi l'aceto residuo dei barattoli di cetriolini che ricevevano da casa.
    I dischetti, opportunamente impilati nell'astuccio rotto di una vecchia pila, fatti reagire con l'aceto dei cetriolini, davano poco più di mezz'ora di energia che consentiva il funzionamento della radio. Poi dovevano ripulire tutto e ricominciare da capo per il giorno dopo.
    Neanche la rottura della valvola fermò gl'italiani: riuscirono a ripararla usando del catrame e ripristinarono il funzionamento di Caterina.
    Oliviero Olivero e Carlo Martignago furono i principali costruttori e operatori di questa incredibile radio, aiutati da molti altri. A loro grandissimo merito va ascritto che non tenevano per loro le notizie, ma ogni giorno preparavano un piccolo comunicato in italiano e in inglese e lo diffondevano a rischio della vita nelle baracche, a italiani e stranieri.
    Con le continue informazioni sull'andamento della guerra e sulla prossima liberazione infondevano così speranza e voglia di vivere a uomini affamati, stanchi, ammalati, spesso sfiduciati. Caterina non venne mai scoperta, fino alla fine della guerra; fu una beffa incredibile per i nazisti.
    La considerazione che sorge spontanea è che la nostra gente, in situazioni terribili, è in grado di fare cose eccezionali, per genialità e altruismo; tornado ai giorni nostri, possiamo trarne gli auspici per affrontare con grinta la crisi, economica ma anche di valori e d'identità, che colpisce drammaticamente oggi il nostro paese.



     
     


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